Paura del contagio ai tempi del COVID19: tra protezione disturbo ossessivo-compulsivo

Nell’ampio panorama dei disagi psichici, ce n’è uno che è stato maggiormente investito dallo tsunami della pandemia: il disturbo ossessivo compulsivo (DOC). I motivi sono svariati e li esploreremo in questo articolo. La premessa è che sicuramente la presenza di un virus con un alto tasso di contagiosità e così poco conosciuto sono state variabili che hanno amplificato la sintomatologia delle persone affette da disturbo ossessivo compulsivo, ma anche posto in imbarazzo i terapeuti a causa di una legittimazione societaria e scientifica di comportamenti che un tempo sarebbero stati patologici.

 

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo: cos’è? 

Il DOC è un disturbo piuttosto diffuso (circa l’1-3% della popolazione generale1), caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni, che interferiscono significativamente con la vita quotidiana.

Le ossessioni sono pensieri intrusivi, che la persona non riesce a controllare e reprimere, seppur percepiti come fastidiosi e spesso irrazionali. Questi pensieri generano molta ansia e paura, sia per il contenuto delle ossessioni stesse, sia per il fatto che quando l’ossessione si manifesta è molto difficile pensare ad altro.

In risposta a questi pensieri compaiono quindi le compulsioni, ossia comportamenti o azioni mentali che la persona mette in atto come risposta all’ossessione e che hanno lo scopo di ridurre il disagio provocato dai pensieri e di evitare alcuni eventi temuti, tuttavia queste azioni danno un sollievo solo momentaneo e quindi spesso vengono ripetute costantemente nel corso della giornata.

Il DOC si manifesta con sintomi e fenomeni eterogenei e in letteratura vengono identificati diversi sottogruppi, sulla base del tipo di ossessioni e compulsioni che si manifestano.

Tra questi uno dei sottotipi principali (circa il 50%) è il disturbo ossessivo-compulsivo da contaminazione2, caratterizzato dal timore di contrarre una malattia o essere contaminati o infettati da germi, batteri, virus o sostanze chimiche pericolose. Per eliminare ogni possibilità di contaminazione, queste persone mettono in atto una serie di compulsioni, le più frequenti delle quali sono lavare le mani in modo eccessivo, fare lunghe docce o pulire la propria casa o gli oggetti di casa per molte ore.

 

 

Disturbo Ossessivo compulsivo e COVID-19

La diffusione del COVID-19 su scala mondiale ha fatto sì che l’11 marzo 2020 venisse definita pandemia dall’Organizzazione mondiale della sanità3.

Per ridurre la diffusione  del virus SARS-CoV-2 sono state quindi messe in atto misure restrittive, costringendo moltissime persone al lockdown4, ed è stato consigliato di porre particolare attenzione a mantenere le distanze. Negli ultimi mesi tutti noi siamo stati costretti a vivere in una condizione di ansia e allerta continua. Le ricerche hanno dimostrato gli stati d’ansia sono stati più elevata sia nei pazienti con disturbi psichici che nella popolazione generale5,6. Ci siamo infatti ritrovati a vivere in una condizione di estrema incertezza, causata dalle notizie confuse e contraddittorie su un virus che si è tramutato in un nemico sconosciuto, e amplificata dall’isolamento sociale cui siamo stati sottoposti. 

I media ci hanno bombardati di informazioni e di precauzioni per limitare il diffondersi del virus e tutti abbiamo iniziato a porre moltissima attenzione al lavaggio delle mani e all’igienizzazione con alcool di ogni oggetto di uso quotidiano, come raccomandato. Siamo diventati, a ragione, tutti un po’ misofobi, ossia con una paura morbosa di contaminarci. Ci siamo trovati quindi di fronte ad una “misofobia funzionale” (come la definisce la psichiatra Loes Gabriels), dove, essendo il rischio di contagio reale, il lavarsi spesso le mani e mantenere le distanza sono diventati comportamenti socialmente accettati e promossi.

 

Ma cos’è successo a quelle persone che soffrivano già di un disturbo ossessivo-compulsivo da contaminazione?

Alcuni pazienti, soprattutto inizialmente, si sono sentiti sollevati: per loro il pericolo non era più immaginario o dentro la loro testa, ma era reale ed esterno, un nemico comune. Le compulsioni di lavaggio non erano più da stigmatizzare come comportamenti bizzarri, bensì un atteggiamento prudente e sicuro nei confronti del virus. 

Tuttavia chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo non riesce a porre un limite ai pensieri ossessivi e alle compulsioni, che diventano obbligate e mai limitabili e limitate al pericolo reale.

Studi recenti condotti in Italia7,8 hanno evidenziato effettivamente un peggioramento dei sintomi ossessivo-compulsivi. Il peggioramento maggiore si è osservato, non a caso, sui sintomi da contaminazione. Quello che colpisce è che anche quei pazienti che avevano avuto una remissione sintomatologica prima della quarantena, dopo la quarantena hanno mostrato un aggravamento dei sintomi7, con la comparsa di nuovi ossessioni e compulsioni o con il ripresentarsi di sintomi passati, che erano assenti prima dell’inizio della pandemia8

Questo potrebbe essere legato non solo a una continua esposizione a situazioni stressanti dai media9, ma anche ad una difficoltà maggiore ad accedere ai servizi di diagnosi e cura. 

Quanti di noi infatti hanno pensato durante il lockdown che il posto meno sicuro a cui rivolgersi fosse proprio l’ospedale o un ambulatorio?

Pensiamo a come questo atteggiamento possa incidere negativamente, favorendo il protrarsi di comportamenti, poi difficili da eradicare e che possono avere un impatto importante sulla qualità della vita delle persone e sul loro funzionamento lavorativo10,11

Nonostante si sappia ancora poco di questo virus, è evidente che per i professionisti della salute mentale sia cruciale avere una particolare attenzione per questo tipo di problematiche, che vanno al di là delle corrette norme igieniche e provocano un enorme disagio a tratti invalidante.

 

Per chi soffre di questo disturbo, un primo suggerimento è quello di limitare l’accesso alle informazioni, cercando di occupare la giornata con attività piacevoli e fisiche. Queste aiutano a distrarre la mente tenendo a bada i pensieri intrusivi e l’ansia connessa a questi. In ultimo è importante riconoscere e chiedere aiuto, perché i farmaci e la psicoterapia possono aiutare a gestire questa sintomatologia e quindi diminuire il disagio esasperato da tutte le criticità e le sfide che ci ha imposto la pandemia. 

 

 

Bibliografia

 

  1. Ruscio, A.M., Stein, D.J., Chiu, W.T., Kessler, R.C., 2010. The epidemiology of obsessive- compulsive disorder in the National Comorbidity Survey Replication. Mol. Psychiatry. 15, 53–63. 
  2. Brady, R.E., Adams, T.G., Lohr, J.M. , 2010. Disgust in contamination-based obsessive- compulsive disorder: a review and model. Expert Rev. Neurother. 10, 1295–1305.
  3. WHO. Director-General’s opening remarks at the media briefing on COVID19, March 2020.
  4. Khanna R, Cicinelli M, Gilbert S, Honavar S, Murthy GV. , 2020. COVID-19 pandemic: Lessons learned and future directions. Indian J Ophthalmol 68(5):703. 
  5. Assari, S., Habibzadeh, P., 2020. The COVID-19 Emergency Response Should Include a Mental Health Component. Arch. Iran. Med. 23, 281–282
  6. Pfefferbaum, B., North, C.S., 2020. Mental Health and the Covid-19 Pandemic. N. Engl. J. Med
  7. Prestia D. , Pozza A. , Olcese M. , Escelsior A. , Dettore D. , Amore M. , 2020 .The impact of the COVID-19 pandemic on patients with OCD: Effects of T contamination symptoms and remission state before the quarantine in a preliminary naturalistic study. Psychiatry Research 291 : 113213
  8. Benatti B. ,Umberto A., Maina G., Fiorillo A., Celebre L., Girone N., Fineberg N., Bramante S., Rigardetto S. and Dell’Osso B. , 2020. What Happened to Patients With Obsessive Compulsive Disorder During the COVID-19 Pandemic? A Multicentre Report From Tertiary Clinics in Northern Italy. Front Psychiatry 11:720
  9. French I, Lyne J, 2020. Acute exacerbation of OCD symptoms precipitated by media reports of COVID-19. Ir J Psychol Med, 1–4. 
  10. Hollander E, Stein DJ, Fineberg NA, Marteau F, Legault M, 2010. Quality of life outcomes in patients with obsessive-compulsive disorder: relationship to treatment response and symptom relapse. J Clin Psychiatry 71(6):784–92. 
  11. Bobes J, González MP, Bascarán MT, Arango C, Sáiz PA, Bousoño M, 2001. Quality of life and disability in patients with obsessive-compulsive disorder. Eur Psychiatry 16(4):239–45. 

© 2017 Lietti Psichiatra Milano.
All Rights Reserved.